Ho iniziato a portare nel 2012 il mio secondogenito Riccardo, guardavo YouTube seguendo i tutorial di “Wrap you in love” meglio conosciuta come “capelli arcobaleno”.
Una fascia che oggi classificherei come semielastica, ricevuta in dono da mia sorella, che oggi custodisco ancora gelosamente. Lunghissima (forse una taglia 7), ma che all’epoca mi salvò la vita.
Portavo il mio Riky con istinto, amore, inconsapevole di regole per il buon portare. Non si parlava di babywearing da nessuna parte, non conoscevo consulenti o la loro esistenza e non vedevo altre mamme praticarlo. Eppure ero felice quando lo sentivo addormentarsi su di me, mi bastava quello dato che lui era un bimbo molto richiedente e molto irrequieto.
Nel 2017 nasce Margherita e con lei inizio a portare con la stessa fascia 14 giorni dopo il parto. Questa volta inizia ad aprirsi a me un mondo nuovo, mille fasce, mille gruppi. Scopro l’esistenza delle consulenti e scatta la magia e l’amore per questo mondo. Il mio portare è un portare felice, un portare fatto di sperimentazione, di emozioni, di relazione con la mia bambina.
Lo scorso Ottobre nasce Giovanni e lo porto a casa dall’ospedale proprio in fascia.
Mi accorgo subito essere reflussante, avere una postura particolare ed un piedino intraruotato. Panico? No, 6 giorni di vita andiamo dall’osteopata che sistema il suo piedino ed altre contratture date dalla posizione intrauterina e dal parto. Il reflusso è una brutta bestia, lo infastidisce moltissimo e iniziamo così una terapia farmacologica. Quando lo metto in fascia, con le giuste accortezze, lui sta buonissimo e mi rassereno anche io, ma succede che inizio ad osservare con critica estrema le mie legature. Non sono perfette! Lui è un po’ storto! Non va bene così! Mi sento inadeguata, incapace, metto in discussione anche la mia professionalità. Lego ad occhi chiusi con la bambola, che insegno ai genitori quotidianamente come portare i loro figli, perchè con il mio non ci riesco?
Non riesco a fare foto per paura del giudizio degli altri, ma soprattutto mio. Non riesco a portarlo perché vengo assalita da angoscia e mi innervosisco moltissimo. La ricerca di perfezione va così ad incidere nei primi mesi con il mio cucciolo, rubandoci dei momenti unici ed irripetibili, delle emozioni meravigliose.
Perché vi racconto questo? Per condividere una riflessione che maturo dentro di me da un po’ di tempo, e che ho sentito molto dopo la newsletter di una mia collega.
Cos’è il babywearing? Principalmente si parla di mani libere, praticità, libertà di movimento nella gestione delle azioni quotidiane. E la relazione? Una cosa è certa, il babywearing non è di certo perfezione di legatura.
Insegno sempre alle mamme le basi di legatura, come farlo in sicurezza e con la consapevolezza di ogni gesto. Insegno come posizionare il bambino in modo da rendere il portare comodo per entrambi e non dannoso. Da qui però parte una riflessione: i bambini non sono bambole, ed il corpo di una madre è in continua evoluzione dopo il parto. Quel corpo ci ha messo quasi 10 mesi per modificarsi e lasciar spazio al bambino, ce ne vorranno altrettanti per rimettersi in ordine e a dirla tutta non tornerà mai come prima. Capita così che la legatura può non riuscire perfettamente, che si possa far fatica a tendere i lembi di una fascia, che il bimbo per mille mia motivi possa non assumere la posizione da manuale. E quindi? E quindi chissenefrega! Godiamoci il momento, respiriamo il nostro piccolo, chiudiamo gli occhi, sentiamo e non guardiamo.
Il nostro piccolo è in sicurezza? Noi siamo in sicurezza? Basta quello. Sfoderiamo il nostro miglior sorriso che sicuramente sboccerà, facciamo fluire ossitocina ed andiamo a scoprire il mondo cuore a cuore.
Il babywearing non è solo comodità, non è solo trasporto del bambino. Amore, relazione, emozione, imperfezione, personalizzazione, e prima lo capiremo tutti prima sarà piacevole e non spaventerà nessuno. Nei gruppi di mamme spesso vedo foto di mamme felicissime, con bimbi posizionati in modo imperfetto o talvolta con supporti non ergonomici o frontemondo. Io rabbrividisco nel leggere i commenti che principalmente vengono da altre mamme, attacchi, critiche gratuite e crude, perché? Perché togliere il sorriso ad una mamma che sta solo accudendo il suo bambino ed è felice in ciò che fa. Non sappiamo la sua storia, non sappiamo se abbia legato in velocità, non sappiamo se è esausta da notti insonni, non sappiamo se qualcuno l’ha informata sulle basi del babywearing, se le interessa, se non può permettersi una consulente.
Quando ho maturato in me tutto questo, quando ho abbandonato la ricerca della legatura da copertina, ho iniziato a sentirmi libera di legare mio figlio, di sperimentare, di farmi una foto o una storia instagram, fregandomene altamente del giudizio altrui e mio. Li è iniziata davvero la relazione d’amore con mio figlio nei momenti in cui lo portavo.
Con questo non voglio dire che potete legare male, la consapevolezza, la sicurezza rimangono sempre dei capisaldi e consiglio tutte voi di fare sempre una consulenza con una professionista. Ma una volta fatto legate con serenità e leggerezza e godetevi i vostri cuccioli,
perché come dice Vasco “la vita è un brivido che vola via…” ed i vostri cuccioli crescono tanto tanto in fretta.
Vi invito a visitare la pagina dei miei servizi babywearing, se avete bisogno di me trovate anche il modulo di contatto.
Vorrei sapere cosa ne pensate e se è accaduto anche a voi di cadere nel limbo della ricerca della legatura perfetta, se vi fa piacere lasciate un commento.
un abbraccio,
Vale